venerdì 21 giugno 2013

Man of Steel (L'Uomo d'Acciaio) è una figata pazzesca! (Applausi...)







L'ho atteso da anni, inizialmente preoccupato di quanto poco si sapesse del cast, delle location, dei nomi coinvolti. Internet ti pensa oggi a pensare che se non se ne parla abbastanza o non c'è una campagna virale in corso non valga la pena far salire l'hype. Invece come un treno in corsa sul rettilineo di una stazione di passaggio, il suono si faceva sempre più intenso, i dettagli cominciavano ad emergere fino a sfrecciare davanti a noi possente e maestoso.
Ho visto di tutto nei giorni precedenti, le prime interviste promozionali, il dietro le quinte, le featurette fino alla world premiere americana e attendevo con ansia lo sbarco a Taormina sabato 15 giugno (ovviamente passato mooolto in silenzio sulla stampa e sui media italiani).
Finalmente l'ho visto, 2 ore e 23 minuti di emozioni, immagini spettacolari, perfetto mix fra mitologia, iconografia, rilettura moderna di un fenomeno pop che giunge da lontano e che nel 2013 compie 75 anni.
A 7 anni da Superman Returns sul quale le molte speranze di un nuovo franchise si sono infrante (anche se all'epoca il film non mi dispiacque...), Zach Snyder rinverdisce il mito di Superman con un film solido, rifondante e adatto tanto ai fan duri e puri (bè, quasi, vedasi più in basso) che  ai cosiddetti neofiti e a chi semplicemente voleva un intrattenimento di ottima fattura.
La sinossi del film in breve é: esistono altri mondi ed altre forme di vita intelligenti oltre la Terra, una di queste era il pianetà Krypton che a causa della poca lungimiranza della sua casta governatrice è finito per distruggersi ma il suo uomo più illuminato, Jor-El, e sua moglie Lara credendo nella speranza di un domani per i kryptoniani salvano il piccolo Kal, primo nato naturale, da morte certa spedendolo verso il nostro pianeta a bordo di una navicella. Il piccolo, non programmato geneticamente e perciò dotato di libero arbitrio, riesce a salvarsi anche dalle grinfie del generale Zod, che dopo un fallito colpo di stato è stato confinato nella prigione della Zona Fantasma.
Kal viene crescito da un coppia di fattori del Kansas, consapevoli della sua origine, di quello che potrebbe rappresentare per il genere umano, della sua sempre più evidente diversità, con tutto l'amore e la comprensione  possibili di una coppia che ha accolto quel bimbo alieno come una benedizione (non avendo figli). La sua diversità, dovuta al giovane sole del nostro sistema solare e alle sue origine kryptoniane, lo rendono una sorta di semidio isolandolo però dal resto del mondo, prima paralizzato dai suoi poteri poi consapevole dell'occasione che potrebbe avere mettendosi a disposizione altrui.
Crescendo Kal si mette alla ricerca delle proprie origini, delle risposte di cui ha bisogno per capire quale sarà il suo ruolo, se di salvatore o di  invasore della razza umana. La caparbietà della reporter Lois lane prima, alla ricerca dei fili che riconducono alle leggende metropolitane su un "angelo custode" in giro per l'America e la comparsa inaspettata di Zod e i suoi accoliti lo conduranno bruscamente a fare le sue scelte.

PER EVITARE CASINI SOTTOLINEO CHE C'È PERICOLO DI SPOILER, SPOILER, SPOILER!

Bene, posso andare avanti.
Partiamo subito con la scena incriminata che ha fatto storcere il naso a molti spettatori americani, dividendo la platea nelle due fazioni dei puristi e dei possibilisti. Kal-El (l'appellativo Superman viene pronunciato sostanzialmente una volta sola, quasi sorvolandoci) nell'atto estremo di salvare una famiglia sotto il fuoco di Zod, che minacciava di sterminare l'intero pianeta, in un sussulto di rabbia e disperazione, spezza il collo al nemico. Indignazione! Costernazione! Superman è buono, Superman non  uccide! E così via...Ora, può piacere o non piacere ma quando si fa una trasposizione si crea sempre qualcosa di nuovo e possibilmente di migliore. Se è vero che in linea di massima Superman non uccide, in qualche rara occasione è stato costretto a farlo, e questo è uno degli espedienti che John Byrne mise sul piatto nel rilancio dell'Azzurrone tra il 1986 e il 1988, periodo della mini serie Man of Steel, alla quale si deve buona parte delle nuove idee dell'era moderna di Superman (qualcuno direbbe post-Crisis) e a cui si sono ispirati per gran parte gli autori del film.
Francamente non mi è sembrata questa grande violatura al personaggio, vuoi per quello scritto sopra, vuoi perché, pur apparendo un po' forzata (lo screentime era agli sgoccioli), la scena risulta forte abbastanza per empatizzare con la scelta di Kal-El e la sua successiva disperata presa di coscienza delle conseguenze del suo gesto: aver tolto una vita, pure nel mezzo di una guerra vera e propria, ed essere rimasto a tutti gli effetti the last son of krypton. Inoltre un eventuale sequel potrebbe focalizzare l'attenzione sull'interiorizzazione del gesto e la maturazione dell'eroe.

Tornando al film nel suo complesso ho trovato molto intelligente la scelta dei flashback che accompagnano Clark/Kal nel suo pellegrinaggio alla ricerca di se stesso e durante la sua rapida assunzione di consapevolezza del suo retaggio che non spezzano la narrazione ma la integrano, non appesantendo l'ennesima descrizione delle origini di Superman, ma facendo comprendere anche al profano di fumetti come si è formato quello spessore morale che lo contraddistinguono (e di converso rendendo più doloramente comprensibili certe scelte).
È da sottolineare poi il fatto che l'intera evoluzione di Clark/Kal è si fonda sulla maturazione del rapporto tra un figlio e suo padre adottivo che gli insegna a pensare, a riflettere prima di agire, fornendo un'impronta morale alle sue azioni e alle responsabilità da assumersi in conseguenza delle proprie azioni, e suo padre biologico poi, che ne svela il retaggio, rendendo più chi nitido chi esso sia e gli fornisce così uno scopo, una missione.

 Lo score: chi ha più di 30 anni, ma forse anche meno, conosce il tema di Superman di John Williams (eccolo qui) e ripensarlo non era una cosa semplice. La cosa non ha creato problemi per Hans Zimmerman, che ormai navigato compositore per il cinema e affiatato partner di Nolan, da vità ad una nuova epica per l'Uomo d'Acciaio (riproposta in varie parti del film e attacata ai titoli di coda rimane in testa per un bel po'). Non so se scalzerà quella di Williams ma se le cose vanno per il verso giusto non sarà l'ultima volta che l'ascolteremo.





Il cast: azzeccato.
Henry Cavill, primo non americano ad interpretare Superman, ha sia il fisico che l'aurea dell'Ultimo Figlio di Krypton, la sua recitazione non è piatta nè monocorde e questo fa la differenza quando devi interpretare il Primo Supereroe nonchè il salvatore che deve ispirare il genere umano.
Amy Adams, una Lois Lane finalmente moderna e non posticcia; non che Margot Kidder o Teri Hatcher fossero da buttare, tutt'altro, ma mentre la prima, mai amata dai fans, ricalcava un clichè fumettistico un po' datato e stucchevole la seconda si faceva apprezzare per la leggerezza e l'ironia del suo personaggio. QUesta Lois Lane è una giornalista e donna moderna, sicura di sè stessa, ma ecco, non è nè uno stereotipo nè una macchietta.
Russell Crowe, un convincente Jor-El, autorevole, saggio, rassicurante.
Michael Shannon, uno Zod inquietante e villain all'altezza per determinare il corso del film dall'inizio alla fine.
Kevin Costner e Diane Lane, rendonocredibili le due figure chiave nella vita di Clark (anche se sull'altra scena si può dibattere molto...ma anch'essa fa parte della mitologia di Supes).
Menzione d'nore per Antje Traue, la sua Faora-UI è già un'icona di crudeltà e bellezza del cinema.

Cose che ho apprezzato di più:
1 - il mondo di Krypton, non solo a livello visivo ma anche l'efficace descrizione del modello sociale e della cultura kryptoniana
2 - le scene di lotta, ben coreografate e sorprendentemente non confusionarie, nonostante tutto
3 - il ritmo della narrazione, costante, della giusta intensità e del giusto passo
4 - le musiche, l'atmosfera che creano
5 - il design del costume e della S di Superman
6 - l'assenza di strizzate d'occhio alla base di fan più incalliti, il film è giustamente godibile da tutti senza per forza conoscere la storia di 75 anni di fumetto (ma gli easter eggs non mancano, ovviamente...e neanche le teorie più bizzarre!)

Cose che ho apprezzato un po' di meno...
1 - il bacio tra Kal e Lois, un po' troppo telefonato e forse affrettato, non doveva essere per forza un tributo da pagare
2 - i riferimenti cristologici: ci stanno in Superman, per chi conosce il fumetto eccetera ma forse sono stati resi un po' troppo palesi...
3 - i militari e gli scienziati americani che riescono a capire in pochi minuti quello che combinano i kryptoniani...con tanto di grafica 3D! E la navicella attivata con una rotazione di 1/5 di giro!
4 - i militari che cedono con quattro chiacchierate alla richiesta di Kal di non indagare su di lui...mi sembra un po' troppo inverosimile ma non è detto che le cose debbano andare così anche nei successivi film (se ce ne saranno)
5 - il doppiaggio, che è professionale (oddìo, quando parla Zod mi compare la faccia di Buddy Valastro, Faora non ha proprio una voce all'altezza e Pino Insegno, anche se dice quattro battute in croce non lo sopporto...) ma dopo mesi ad ascoltare le voci originali...
6 - la sceneggiatura di Goyer al solito è ricca di buchi e soluzioni di comodo che possono far storcere il naso a molti

Insomma, un film da vedere sicuramente e che speriamo dia vita ad un nuovo franchise della S più famosa al mondo!



Un'ultima considerazione. Per la maggior parte dei critici sarà un giocattolone e basta (non ha l'appeal di un Batman), in realtà si percepisce al di là dei difetti più o meno evidenti, l'amore per il personaggio ed in generale per l'universo di Superman, per quel fascino che si è trasmesso da quella figura fortemente simbolica che ha rappresentato nel XX secolo e che si è prestata a tente interpretazioni.
L'interpretazione di Goyer e Snyder in Man of Steel trasuda rispetto per Superman e per i lettori in primis dal primo all'ultimo fotogramma.

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